Rete Innovazione Sostenibile

MARTA AVESANI 
Consulente e formatrice – Sostenibilità e CSR
Membro del’Organo di Amministrazione della Rete Innovazione Sostenibile

Il Goal #9 “Imprese, innovazione e infrastrutture” riserva al sistema imprenditivo un ruolo di primaria importanza nel raggiungimento dello sviluppo sostenibile.
Esso richiede la costruzione di infrastrutture resilienti e la promozione di un’industrializzazione inclusiva e sostenibile grazie all’innovazione.

 

SDGs #9: “IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE”.

Nulla di nuovo rispetto agli anni ‘50? Ciò che cambia sono gli aggettivi!

Il Goal #9 “Imprese, innovazione e infrastrutture” riserva al sistema imprenditivo un ruolo di primaria importanza nel raggiungimento dello sviluppo sostenibile. Esso richiede la costruzione di infrastrutture resilienti e la promozione di un’industrializzazione inclusiva e sostenibile grazie all’innovazione. 

Infrastrutture, innovazione e industrializzazione. Di per sè non sembra nulla di nuovo rispetto ad una classica ricetta per lo sviluppo post seconda guerra mondiale. Ciò che cambia sono gli aggettivi!

La resilienza è la capacità di un soggetto, di un oggetto o di un sistema di assorbire uno stress senza rompersi o mantenendosi se stesso nella sua interezza e funzionalità. In un contesto di grave crisi ambientale e di cambiamenti climatici le infrastrutture devono essere in grado di adattarsi a situazioni nuove e assorbire gli stress riportando i minori danni possibili.
L’industrializzazione ha permesso, nell’ultimo secolo, lo sviluppo e l’uscita dalla povertà di diverse fasce della popolazione lasciandone, tuttavia, indietro molte altre. 
Per questo motivo l’industrializzazione deve essere inclusiva, ovvero accorciare i divari economici esistenti, anzichè crearne di nuovi o allargarli. 
Ciò è possibile lavorando sulla capacitazione degli esclusi così che possano partecipare all’azione produttiva e beneficiare del ritorno economico. Ad esempio, un’industria hi-tech può essere fortemente esclusiva se non accompagnata da iniziative di capacitazione digitale dei potenziali nuovi lavoratori.

Inoltre, l’industrializzazione è avvenuta, a partire dai suoi albori, senza pensare alle conseguenze ecologiche e ha causato un aumento esponenziale di anidride carbonica in atmosfera, un impoverimento delle risorse naturali e un aumento nei volumi di rifiuti con un conseguente degrado irreversibile di molti ecosistemi.

 Il Millennium Ecosystem Assessment del 2005 ha classificato il 63% degli ecosistemi come degradati con conseguenze negative sia sugli ambienti naturali sia sulla resilienza delle comunità umane ivi residenti e sulla loro attività socio-economica.

Per questo motivo l’industrializzazione deve avvenire in modo sostenibile, ovvero tenendo conto della capacità ecosistemica di offrire risorse naturali e assorbire gli scarti senza che il tasso della domanda umana superi il tasso della capacità di produzione e di assorbimento ecosistemici.
Bastano infatti pochi rudimenti di economia per comprendere che dove la spesa (il lato della domanda) è maggiore delle risorse (il lato dell’offerta) si crea un deficit che si manifesta, in questo caso, con un’erosione del capitale naturale e quindi della sua capacità produttiva, a discapito delle generazioni future.
L’innovazione è quindi l’atto creativo che permette alle infrastrutture tradizionali di trasformarsi in resilienti e all’industrializzazione, storicamente in conflitto con le dimensioni ambientale e di giustizia sociale, di avvenire creando valore per tutti i portatori di interesse delle generazioni presenti e future.
Si tratta della cosiddetta “Innovation with purpose” (innovazione con un fine ultimo).
Un’innovazione, quindi, che va oltre l’umano desiderio di superarsi di per sè, ma che si mette al servizio delle sfide socio-ambientali del nostro tempo per la creazione di valore condiviso.

Marta Avesani

Consulente e formatrice – Sostenibilità e CSR

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